top of page

Occitania

bandiera_occitana.jpg

Perchè la bandiera occitana
L'Associazione rivaluta per Statuto il dialetto, che nei suoi spettacoli è usato a pari titolo con l'italiano.
Il dialetto di Peveragno è una parlata di ceppo d'oc e, come tale, appartiene alla grande area linguistica occitana comprendente sette regioni: Linguadoca (Lengadoc) Guascogna (Gascounha) Limosino (Limouzin) Guiana (Gouiana) Alvernia (Aouvernha) Delfinato (Daufinat) Provenza (Prouvensa) le cui propaggini cisalpine comprendono le vallate occitane italiane e, al di là dei Pirenei, la valle di Aran.

Nota 1

Le valli Dora (Dora) - Germanasca (Germanasca)- Chisone (Cluzoun)- Pellice (Pelis) - Alta Susa (Aouta Suza) - in Provincia di Torino e le valli Po - Varaita (Varacha) - Grana (Grana) - Maira (Maira) - Stura (Estura) - Gesso (Ges) - Vermenagna (Vermenanha) - Pesio (Pes) - Alta Corsaglia (Coursaia) - Ellero (Ele), in Provincia di Cuneo, appartenendo all'area linguistica occitana si riconoscono nei colori oro e rosso del simbolo della croce occitana (detta anche càtara o di Tolosa) e della stella a sette punte (le sette regioni) che compaiono sulla bandiera.

 

Posta al crocevia tra l'Europa cristiana e la Spagna araba, l'Occitania ha elaborato e irradiato, tra il 1000 e il 1300, una cultura originale che, attraverso la lingua d'oc, la musica e la poesia dei trovatori ha profondamente permeato la cultura occidentale.

 

E noi siamo fieri di parlare e usare ancora oggi un dialetto figliato dalla lingua dei trovatori.

Lingua parlata e lingua scritta – L'ABC

 

Una lingua, fatta di suoni, per essere scritta usa segni grafici per rappresentarli.
Questi segni grafici sono convenzionali e hanno valori fonetici prestabiliti per ciascuna lingua, sono il cosiddetto ABC, l'alfabeto che consente la trascrizione di un suono in un segno e viceversa: insomma, la geniale invenzione dei fenici che le lingue occidentali hanno ereditato da greci e latini.
L'alfabeto che in Italia tutti hanno imparato a scuola è la chiave di lettura per la lingua italiana, ma per imparare a leggere e scrivere altre lingue occorre impararne i relativi alfabeti.
I dialetti non sono altro che lingue parlate che non hanno tradizioni letterarie e scolastiche, ma essendo lingue possono essere trascritti come tutte le altre lingue.
Occupandoci della nostra parlata locale o dialetto peveragnese, possiamo dire che è imparentata con altre parlate che insieme appartengono al ceppo linguistico “d'oc “o occitano.
Per questa ragione, per trascriverla è opportuno rifarsi ad un alfabeto sufficientemente fonetico e che non ingeneri troppi equivoci con l'alfabeto italiano, la cosiddetta grafia concordata o dell'Escolo dòou Po, derivata da quella usata dal Mistral e concordata nel 1971 da un gruppo di studiosi dialettofoni delle nostre valli occitane italiane.
(1)
Tale grafia è anche quella adottata dall'Atlante Linguistico del Piemonte montano e per conoscenza ed esperienza collaudata si è dimostrata la più adeguata e funzionale per la trascrizione della parlata peveragnese e di quelle intorno alla Bisalta, tutte di ceppo “d'oc “. Adottando tale grafia, due o tre lezioni a scuola sarebbero sufficienti per consentire a tutti i dialettofoni di scrivere e leggere la lingua che parlano. Ma, data la chiave di lettura, anche un neofita riesce facilmente a riprodurre i suoni del dialetto .

In conclusione, a partire dal 1998, per la trascrizione dei testi in dialetto, abbiamo scelto di usare e usiamo la grafia concordata.

Chiave di lettura o ABC dell'occitano in grafia concordata

 

Vocali:
a, e, é, è, i, o: come in italiano
ou: u italiana di mulo
u: u francese di perdu, perso
eu/œ: eu francese di peur, paura
ë: e francese di le, il

Le consonanti si scrivono come in italiano, tranne le seguenti:
ch: c italiana di ceci
c: c italiana di cane davanti ad a, o, œ, ou, u
qu: ch italiana di chi davanti ad e, ë, i
j: g italiana di gelo davanti ad a, o, œ, ou, u
g: g italiana di gelo davanti ad e, ë, i
g: g italiana di gara davanti ad a, o, œ, ou, u
gu: gh italiana di gheppio davanti ad e, ë, i
s: s sorda italiana di sole
z: s sonora italiana di rosa
ts: z sorda italiana di azione
dz: z sonora italiana di zebra
sh: sc(i) italiana di scimmia
nh: gn italiana di sogno
lh: gl italiana di aglio
zh: j francese di jeu, gioco
h: indica iato oppure due vocali che devono essere pronunciate distintamente (fehe - pecore)
': indica la caduta occasionale di una o più articolazioni
^: indica le vocali lunghe

 

La grafia concordata è stata messa a punto nel 1971 per la trascrizione dell'occitano cisalpino tenendo presente i due modelli di grafia dell'Occitania d'Oltralpe: la Normalizada dell'Istituto di Studi Occitani di Tolosa (Istitut Estudi Occitan, I.E.O.), di tipo etimologico, e la Mistraliana, usata da Mistral e dai Felibre, parzialmente più fonetica.
La grafia concordata viene utilizzata anche dall'Atlante Toponomastico del Piemonte Montano in corso di realizzazione a cura della Regione Piemonte e dell'Università degli Studi di Torino.

 

(1) Esiste anche un'altra grafia per l'occitano, codificata dall'Istitut d'Estudi Occitan di Tolosa che però è meno fonetica e più etimologica (funziona cioè meglio per gli studiosi che per i parlanti) e, per di più, ha il grosso difetto di generare equivoci con il segno “c” che deve leggersi come “s” italiana e con il segno “o” che deve leggersi come “u” italiana.
Quest'ultimo, della “o” che si deve pronunciare “u”, è anche il punto dolente della grafia piemontese, per cui le parole “Coni, Roma, toma” ben difficilmente vengono lette “Cuni, Ruma, tuma” dai piemontesi stessi che conoscono per obbligo scolastico solo la grafia dell'italiano e non quella del piemontese.

birun.jpg
Associazione culturale e teatrale

Compagnia

del Birùn

bottom of page